di Silvia Sottile
Presentato fuori concorso alla 81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica Venezia, Bestiari, Erbari, Lapidari è un documentario “enciclopedia”, diviso in tre atti, ognuno dei quali tratta un singolo soggetto: gli animali, le piante, le pietre.
La coppia di documentaristi Massimo D’Anolfi, Martina
Parenti torna con il nuovo progetto alla Biennale di Venezia, dove aveva
presentato nel 2016 Spira Mirabilis
in Concorso Ufficiale, nel 2018 il cortometraggio Blu e, nel 2020, Guerra e
pace in Concorso Orizzonti.
Il film è un omaggio a quegli “sconosciuti” e per
certi versi davvero alieni mondi, fatti di animali, vegetali e minerali, che
troppo spesso diamo per scontato, ma con cui dovremmo essere in costante
dialogo dal momento che costituiscono la parte essenziale della nostra
esistenza sul pianeta Terra.
Strettamente connessi tra loro, gli atti del film
disegnano uno sviluppo drammaturgico unico, attraverso tre diversi dispositivi
di messa in scena.
Ogni atto è infatti un omaggio a uno specifico genere
del cinema documentario.
Bestiari è
un found-footage su come e perché il cinema ha ossessivamente rappresentato gli
animali; Erbari invece, un documentario poetico d’osservazione
dall’interno dell’Orto Botanico di Padova; Lapidari, infine, un
film industriale ed emotivo sulla trasformazione della pietra in memoria
collettiva.
Un coro unico di protagonisti, attraverso multiformi
voci e suoni, racconta di noi e preserva il nostro sapere.
Bestiari, Erbari, Lapidari è
un viaggio sentimentale tra cultura, scienza e arte del nostro vecchio
continente.
In sala dal 5 ottobre, distribuito da Cinecittà Luce.
Qui il trailer ufficiale:
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