giovedì 7 dicembre 2023

#UnescoMovie 66 – "Prendi il volo" (2023) e la policromatica Giamaica

 di Diletta Nicastro


Dal 7 dicembre è al cinema (dopo l’anteprima del 2 e 3 dicembre) Prendi il volo (Migration) - qui la nostra recensione - nuovo film della Illumination, creatrice, tra l’altro, degli inimitabili Minions. Oltre che per essere un inno alla vita e al coraggio, il film si contraddistingue per il sogno della caraibica Giamaica, della sua natura incontaminata, dei suoi colori lussureggianti. Meraviglia che viene racchiusa nelle ‘Blue and John Crow Mountains’, sito misto Unesco entrato nel Patrimonio dell’Umanità nel 2015.

Il regista Benjamin Renner ha descritto come è stato reso questo luogo nel film. “L’obiettivo era far sentire gli spettatori come se stessero viaggiando insieme ai personaggi, sperimentando cose nuove e vedendo luoghi familiari sotto una luce diversa. Il New England in autunno mostra colori mozzafiato come il rosso, il giallo e il verde, e noi volevamo catturarne la bellezza. Durante il viaggio dei Mallard verso la Giamaica, volevamo che il paesaggio diventasse sempre più vibrante, a simboleggiare la fuga dall’inverno e l’arrivo di un’atmosfera estiva. La Giamaica, con i suoi scenari vivaci e colorati, esemplifica questa transizione. Ad ogni passo, l’ambientazione diventa più soleggiata ed invitante”.

Il risultato è raggiunto in maniera egregia e quando infine i Mallard, assieme agli amici conosciuti nel corso del viaggio, giungono all’ambita meta, è un trionfo di colori e di uccelli tropicali, con spiagge e montagne che catturano per la loro spirituale bellezza.

 

Delroy

 

Ma la Giamaica non è presente solo negli ultimi minuti, come a prima vista può sembrare. Nel corso del viaggio, infatti, i Mallard incontrano Delroy, il raro pappagallo giamaicano tenuto in gabbia in un ristorante di Manhattan (la sua presenza scenica è tale che, se esistesse, si meriterebbe una nomination agli oscar come miglior attore non protagonista in un film d’animazione).

Ma cos’è il pappagallo giamaicano (da non confondersi con il pappagallo Ara Scarlatta, reso famoso dal personaggio di Iago nel celeberrimo film d’animazione Aladino)?

E’ qui che la storia si fa interessante. Il pappagallo giamaicano rosso (Ara Gossei) è una specie ipotetica endemica della Giamaica. Tale pappagallo, infatti fu avvistato solo una volta intorno al 1765 da un certo dottor Robertson mentre veniva imbalsamato. L’esemplare è andato perduto, ma non le impressioni di Robertson, che giunsero al naturalista inglese Philip Henry Gosse, che pubblicò ufficialmente la descrizione nel 1847. Ed è su questa che si basa la fisionomia di Delroy.

 

Ara Gossei

 

Al momento il pappagallo giamaicano rosso è considerato estinto (sempre che sia realmente esistito), ma non è detto che nei meandri incontaminati delle Blue and John Crow Mountains non si nascondano altri esemplari liberi dal bracconaggio degli uomini occidentali (un po’, forse, il desiderio del film, che segna il ritorno a casa infine di Delroy per rincontrare i suoi cugini e colorare di rosso di nuovo la splendida natura selvaggia dell’isola).

Nella versione originale Delroy è doppiato dal Premio Emmy Keegan-Michael Key (in arrivo nelle nostre sale anche con Wonka nei panni del Capo della Polizia). “Gran parte del ritratto di Delroy mi è uscito attraverso il suo dialetto giamaicano. Le sue parole e le sue frasi sono una parte importante di ciò che è e di come si rapporta con i suoi amici pennuti. Ho trovato il modo di interpretare la nostalgia di Delroy pensando alla mia casa e a ciò che mi manca”.

 

Blue and John Crow Mountains

 

La motivazione per cui il sito misto ‘Blue and John Crow Mountains’ è stato inserito nel Patrimonio dell’Umanità nel 2015:

“Il sito comprende una regione montuosa aspra e ricca di foreste nel sud-est della Giamaica, che ha fornito rifugio prima agli indigeni Taino in fuga dalla schiavitù e poi ai Maroon (ex popoli schiavi). Hanno resistito al sistema coloniale europeo in questa regione isolata creando una rete di sentieri, nascondigli e insediamenti, che formano la Nanny Town Heritage Route. Le foreste offrivano ai Maroon tutto ciò di cui avevano bisogno per sopravvivere. Svilupparono forti legami spirituali con le montagne, ancora manifestati attraverso l’eredità culturale immateriale, ad esempio, dei riti religiosi, della medicina tradizionale e delle danze. Il sito è anche un punto caldo della biodiversità per le isole dei Caraibi con un’elevata percentuale di specie vegetali endemiche, in particolare licheni, muschi e alcune piante da fiore”.

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