giovedì 26 settembre 2019

#UnescoMovie 51: "007 – La morte può attendere" (2002)

di Diletta Nicastro



Con l’arrivo dell’autunno torna la nostra rubrica #UnescoMovie. Dopo aver celebrato lo scorso luglio l’entrata del 55mo sito italiano Le Colline del Prosecco di Conegliano a Valdobbiadene con Finché c'è Prosecco c'è speranza, ci dedichiamo oggi ad un'altra nuova proprietà unescana, inserita in Lista dal World Heritage Committee a Baku l’estate scorsa: il Vatnajökull National Park in Islanda.

Luogo di una bellezza mozzafiato che si è meritato l’appellativo di ‘Natura dinamica tra fuoco e ghiaccio’ a causa dei 10 vulcani presenti nell’area, il parco nazionale è stato immortalato in una delle scene più affascinanti e tecnicamente più stupefacenti di 007 – La morte può attendere (Die another day, 2002) con Pierce Brosnan, Halle Berry e Toby Stephens.


La scena dura meno di quattro minuti e rappresenta un’incredibile sfida automobilistica sul ghiaccio tra l’Aston Martin di James Bond e la Jaguar di Zao (Rick Yune). Girata in loco dalla seconda unità (Pierce Brosnan e Rick Yune sono stati sostituiti dai piloti Ray De-Haan e George Cottle come controfigure), è una scena che ha dovuto affrontare un’infinità di problemi legati alle difficili situazioni atmosferiche, come racconta il cast tecnico in un backstage inserito nella versione deluxe del dvd.


La distesa di ghiaccio dove avviene la sfida è a Höfn e le riprese sono state effettuate nel febbraio 2002. Il regista Lee Tamahori racconta come è nata l’idea della scena: “Abbiamo trovato questa famosissima laguna ghiacciata, nota come Jökulsárlón, che vuol dire ‘lago pieno di iceberg’, perché restano intrappolati nel lago e non riescono ad uscire perché solo una piccola massa d’acqua raggiunge il mare. Quando il suolo congela tutti gli iceberg restano solidi, fermi dove sono ed io ho pensato: che spettacolo! Perché non farci un inseguimento in auto? Di auto sul ghiaccio se ne sono viste, ma mai in mezzo ad iceberg giganti, alti 12-15 metri e spesso larghi centinaia. Vere e proprie gallerie di ghiaccio. L’aspetto più preoccupante, una volta deciso di procedere, era la Corrente del Golfo, che spesso impedisce al ghiaccio di raggiungere lo spessore adatto”.

E infatti la produzione ha avuto non poche difficoltà, come ricorda il produttore Michael G. Wilson: “Prima di Natale stava congelando, ma poi il ghiaccio ha preso a sciogliersi. E’ stato uno dei pochi anni in cui il ghiaccio non congelava. Abbiamo iniziato a valutare delle alternative. Abbiamo perlustrato la Scandinavia e l’Alaska”.

L’Alaska però era troppo cara e la produzione continuava a sperare che il ghiaccio si formasse in Islanda (serviva che fosse spesso almeno 60 cm e a due settimane dal ciak era ancora di solo 20-22 cm). Ma all’ultimo minuto il lago in Islanda raggiunse lo spessore necessario per le riprese e la troupe partì in aereo per la grande sfida…


“Di norma il tempo di preparazione per sequenze come questa sarebbe di circa sei settimane, e sarebbe comunque un tempo limitato”, spiega Chris Brock, location production supervisor al momento dell’arrivo della troupe. “Ma avevamo solo due settimane ed è stata un’impresa preparare tutto. C’erano raffiche di vento che toccavano i 290 km orari, tempeste di neve ed abbiamo anche perso il camion che trasportava i costumi”.

“200 persone più le attrezzature pesano”, aggiunge David Rootes, safety consulent. “Dobbiamo cercare di distribuirci qua e là evitando di restare tutti in uno stesso punto per non esercitare troppa pressione sulla stessa superficie di ghiaccio”.

Ma se vi era preoccupazione per la troupe ancor di più vi era per i piloti e le macchine, che dovevano essere attrezzate per ogni evenienza. La responsabilità è stata affidata a Andy Smith, workshop supervisor. “Se il ghiaccio si rompe, si incastrerà una ruota o rimarrà a metà, non sparirà di colpo. Le auto sono dotate di sacche galleggianti che il guidatore dovrebbe azionare prima di uscire così l’auto potrà essere recuperata, sebbene comunque sommersa”.

Infine, dopo analisi e studi ogni mattina per verificare che la situazione fosse sicura (non solo del ghiaccio ma anche degli iceberg), è stato possibile far scattare il primo ciak ad una temperatura che variava tra i -22 e i -25 gradi, che faceva congelare continuamente le batterie delle auto e le scatole del cambio. “Dopo le prime prove sono rimasto stupito. La Aston aveva persino troppa tenuta. Sembrava di guidare sull’asfalto”, continua Smith. “Con le ruote chiodate richieste alla Yokohama, incredibile ma vero, era come guidare su una strada normale. Quindi abbiamo chiodato delle ruote normali per ridurre la tenuta di strada e permettere ai ragazzi di fare le manovre”.


Nel corso delle riprese il ghiaccio iniziò a deteriorarsi e la situazione venne definita “drammatica” da Vic Armstrong, regista della seconda unità. Si iniziò a formare l’acqua sopra al ghiaccio (la temperatura si era alzata a -7) e in alcuni punti lo spessore era solo di un paio di centimetri. Ma si doveva andare avanti. La troupe di sicurezza trapanava ogni mezz’ora per assicurarsi che tutto fosse entro i limiti consentiti.

L’obiettivo di Armstrong era che il pubblico capisse che si trattava di un vero lago ghiacciato: “L’inseguimento è fatto in modo di essere orientato verso il ghiaccio. E’ pieno di testacoda e di scivolate, per sfruttare le potenzialità che le strade in asfalto non hanno. Avevamo un elicottero dotato di wescam con cui abbiamo fatto delle riprese aeree fantastiche. La ripresa dall’alto rende meglio l’idea del ‘balletto’. I due piloti, poi, mi hanno impressionato. Abbiamo girato una scena in cui Ray De-Haan doveva tamponare la Jaguar. Ognuna di queste auto vale centinaia di migliaia di sterline, non vogliamo distruggerle, ma le riprese dobbiamo pur farle. Ray doveva dare un colpetto preciso nella parte posteriore della Jaguar. Bisognava che ci fosse un contatto. La precisione con cui l’ha colpita e poi l’ha lasciata ruotare è stata fantastica…”.

Due settimane di lavoro intenso, due piloti provetti, duecento persone impiegate per la sicurezza e l’assistenza tecnica e una location unica al mondo hanno fatto sì che alla fine quei quattro minuti scarsi di 007 – La morte può attendere fossero tra i più memorabili non solo della pellicola in sé e per sé ma dei quattro film girati da Pierce Brosnan nei panni dell’agente segreto più famoso del mondo…


La motivazione per il Parco Nazionale Vatnajökull National Park – Natura Dinamica di fuoco e ghiaccio è entrato nel Patrimonio Naturale dal luglio 2019:

“Questa iconica regione vulcanica copre un’area di oltre 1.400.000 ettari, quasi il 14% del territorio islandese. Conta dieci vulcani centrali, otto dei quali sono subglaciali. Due di questi sono tra i più attivi in ​​Islanda. L’interazione tra i vulcani e le fratture che sono alla base della calotta di ghiaccio del Vatnajökull assume molte forme, la più spettacolare delle quali è la jökulhlaup – un’improvvisa alluvione causata dalla rottura del margine di un ghiacciaio durante un’eruzione. Questo fenomeno ricorrente ha portato alla nascita di singolari pianure sabbiose, sistemi fluviali e canyon in rapida evoluzione. Le aree vulcaniche ospitano la fauna endemica sotterranea sopravvissuta all'era glaciale”.

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