lunedì 8 luglio 2019

#UnescoMovie 50 – "Finché c’è Prosecco c’è speranza" (2017)

di Diletta Nicastro



Domenica 7 luglio alle 13.51 l’Unesco annuncia ufficialmente che Le Colline del Prosecco di Conegliano a Valdobbiadene sono entrate nel Patrimonio dell’Umanità, diventando così il 55mo sito italiano nella Lista.
 
Si tratta di una candidatura un po’ sofferta (lo scorso anno era stata bocciata), che riempie d’orgoglio il Veneto e l’Italia tutta. 

Ma se sui media rimbalzano le dichiarazioni di tutti coloro che sono stati coinvolti nella candidatura (dal ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi al ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del Turismo Gian Marco Centinaio, dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa al presidente del Veneto Luca Zaia), noi vogliamo celebrare questo importante risultato con un #UnescoMovie davvero d’eccezione: Finché c’è Prosecco c’è speranza (2017), opera prima di Antonio Padovan (il regista ottenne anche una nomination ai Globi d’oro come miglior opera prima) e che vede come protagonisti, tra gli altri, Giuseppe Battiston e Liz Solari.

 le colline

Noir italiano presentato nel programma ‘Kino Panorama – Italia’ della XV edizione di Alice nella città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma nell’ottobre 2017, il film è stato interamente girato (con il sostegno della Treviso Film Commission) nella nuova proprietà Unescana (anche se ambientata in un luogo fittizio): Conegliano, Farra di Soligo, Revine Lago, Rolle, San Pietro di Feletto, Tarzo e Valdobbiadene. La stessa villa di Desiderio Ancillotto (Rade Šerbedžija), il Conte coinvolto nella storia di omicidio-suicidio, è Villa Gera Maresio di Conegliano.

Il film si tratta di un vero e proprio omaggio a questa terra da parte di Padovan che, sebbene nativo di Venezia, è cresciuto proprio a Conegliano. I sopralluoghi per la scelta delle location iniziarono nel 2015 mentre le riprese hanno avuto il via dopo la vendemmia del 2016. 

 la villa

All’uscita del film il regista dichiarò a Cinemio le ragioni che lo spinsero a tornare a casa, dopo anni passati negli Stati Uniti a studiare cinematografia: “Ero di fronte a un bivio, con la possibilità di fare la regia per un film inglese, una bellissima storia di “coming of age” sul genere Stand by me, che ricordava I Goonies, e il più recente Stranger Things… Poi però durante una vacanza di dieci giorni in Italia mia sorella mi ha consigliato di leggere il libro di Fulvio Ervas (il film è tratto dal romanzo omonimo edito da Marcos y Marcos, ndr), e un po’ perché la storia mi ha colpito, un po’ per nostalgia, ho deciso che il mio primo lungometraggio l’avrei girato “a casa mia”, una delle poche realtà geografiche italiane ancora relativamente inesplorate dal nostro cinema. Sono contentissimo di aver fatto questa scelta, anche se adesso sto facendo le acrobazie per dividermi tra l’Italia e l’America”.

Fulvio Ervas, che ha collaborato attivamente alla sceneggiatura al fianco di Padovan, ha commentato a Turismo.it: “Il giallo narrato nel libro è il pretesto per raccontare la bellezza, l’operosità e le eccellenze di un Veneto che conserva angoli da sogno. Senza tralasciare il tema dello scontro tra qualità e quantità nella produzione del Prosecco. Un’occasione per narrare una terra incredibile, che amo, luoghi incantati, e il mondo del vino, simbolico e affascinante… Per ricordare che chi distrugge il territorio distrugge il futuro di tutti”.
il prosecco

Da oggi, forse, il cinema sceglierà più spesso questa location davvero mozzafiato (le inquadrature delle colline nel corso del film sono assolutamente meravigliose e valgono da sole il prezzo del biglietto) e di sicuro da oggi la zona sarà ancora più protetta per lasciarla intatta per le generazioni future.

La motivazione per cui Le Colline del Prosecco di Conegliano a Valdobbiadene sono entrate Patrimonio Culturale dal luglio 2019:
“Situato nell’Italia nord-orientale, il sito comprende parte del paesaggio viticolo della zona di produzione del vino Prosecco. Il paesaggio è caratterizzato dai dorsali delle colline, ciglioni – piccoli appezzamenti di viti su strette terrazze erbose – foreste, piccoli villaggi e terreni agricoli. Per secoli questo terreno accidentato è stato modellato e adattato dall’uomo. Dal XVII secolo, l’uso dei ciglioni ha creato un particolare paesaggio a scacchiera costituito da filari di viti parallele e verticali alle pendici. Nell’Ottocento la tecnica bellussera di coltivazione delle viti contribuì alle caratteristiche estetiche del paesaggio”.

 dietro le quinte

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