Domenica 7 luglio alle 13.51 l’Unesco annuncia
ufficialmente che Le Colline del Prosecco di Conegliano a Valdobbiadene sono
entrate nel Patrimonio dell’Umanità, diventando così il 55mo sito italiano
nella Lista.
Si tratta di una candidatura un po’ sofferta (lo
scorso anno era stata bocciata), che riempie d’orgoglio il Veneto e l’Italia
tutta.
Ma se sui media rimbalzano le dichiarazioni di tutti coloro che sono stati coinvolti nella candidatura (dal ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi al ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del Turismo Gian Marco Centinaio, dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa al presidente del Veneto Luca Zaia), noi vogliamo celebrare questo importante risultato con un #UnescoMovie davvero d’eccezione: Finché c’è Prosecco c’è speranza (2017), opera prima di Antonio Padovan (il regista ottenne anche una nomination ai Globi d’oro come miglior opera prima) e che vede come protagonisti, tra gli altri, Giuseppe Battiston e Liz Solari.
le colline
Noir italiano presentato nel programma ‘Kino
Panorama – Italia’ della XV edizione di Alice
nella città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma
nell’ottobre 2017, il film è stato interamente girato (con il sostegno della
Treviso Film Commission) nella nuova proprietà Unescana (anche se ambientata in
un luogo fittizio): Conegliano, Farra di Soligo, Revine Lago, Rolle, San Pietro
di Feletto, Tarzo e Valdobbiadene. La stessa villa di Desiderio Ancillotto
(Rade Šerbedžija), il Conte coinvolto nella storia di omicidio-suicidio, è
Villa Gera Maresio di Conegliano.
Il film si tratta di un vero e proprio omaggio a
questa terra da parte di Padovan che, sebbene nativo di Venezia, è cresciuto
proprio a Conegliano. I sopralluoghi per la scelta delle location iniziarono
nel 2015 mentre le riprese hanno avuto il via dopo la vendemmia del 2016.
la villa
All’uscita del film il regista dichiarò a Cinemio le ragioni che lo spinsero a
tornare a casa, dopo anni passati negli Stati Uniti a studiare cinematografia: “Ero di fronte a un bivio, con la
possibilità di fare la regia per un film inglese, una bellissima storia di
“coming of age” sul genere Stand by me,
che ricordava I Goonies, e il più
recente Stranger Things… Poi però
durante una vacanza di dieci giorni in Italia mia sorella mi ha consigliato di
leggere il libro di Fulvio Ervas (il film è tratto dal romanzo omonimo
edito da Marcos y Marcos, ndr), e un po’
perché la storia mi ha colpito, un po’ per nostalgia, ho deciso che il mio
primo lungometraggio l’avrei girato “a casa mia”, una delle poche realtà
geografiche italiane ancora relativamente inesplorate dal nostro cinema. Sono
contentissimo di aver fatto questa scelta, anche se adesso sto facendo le
acrobazie per dividermi tra l’Italia e l’America”.
Fulvio Ervas, che ha collaborato attivamente alla
sceneggiatura al fianco di Padovan, ha commentato a Turismo.it: “Il giallo
narrato nel libro è il pretesto per raccontare la bellezza, l’operosità e le
eccellenze di un Veneto che conserva angoli da sogno. Senza tralasciare il tema
dello scontro tra qualità e quantità nella produzione del Prosecco.
Un’occasione per narrare una terra incredibile, che amo, luoghi incantati, e il
mondo del vino, simbolico e affascinante… Per ricordare che chi distrugge il
territorio distrugge il futuro di tutti”.
Da oggi, forse, il cinema sceglierà più spesso
questa location davvero mozzafiato (le inquadrature delle colline nel corso del
film sono assolutamente meravigliose e valgono da sole il prezzo del biglietto)
e di sicuro da oggi la zona sarà ancora più protetta per lasciarla intatta per
le generazioni future.
La motivazione per cui Le Colline del Prosecco di
Conegliano a Valdobbiadene sono entrate Patrimonio Culturale dal luglio 2019:
“Situato
nell’Italia nord-orientale, il sito comprende parte del paesaggio viticolo
della zona di produzione del vino Prosecco. Il paesaggio è caratterizzato dai
dorsali delle colline, ciglioni – piccoli appezzamenti di viti su strette
terrazze erbose – foreste, piccoli villaggi e terreni agricoli. Per secoli
questo terreno accidentato è stato modellato e adattato dall’uomo. Dal XVII
secolo, l’uso dei ciglioni ha creato un particolare paesaggio a scacchiera
costituito da filari di viti parallele e verticali alle pendici. Nell’Ottocento
la tecnica bellussera di coltivazione delle viti contribuì alle caratteristiche
estetiche del paesaggio”.
dietro le quinte
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