martedì 21 aprile 2020

#UnescoMovie 55 – Moby Dick 5

di Diletta Nicastro


In occasione del Romics primaverile ho sempre dedicato la mia rubrica #UnescoMovie ad un’anime giapponese. Quest’anno la fiera, in programma originariamente dal 2 al 5 aprile, è stata inizialmente spostata al 30 maggio – 2 giugno per essere poi definitivamente annullata a causa della pandemia di coronavirus.

Ma se non si può andare ad una manifestazione, si può sicuramente viaggiare tra i ricordi e tra le meraviglie che il mondo giapponese ci ha regalato nel corso dei decenni. E dopo Mademoiselle Anne (Kabuki - qui l'articolo) e Lady Oscar (la reggia di Versailles - qui l'articolo), oggi mi occupo di un anime fantascientifico uscito in Giappone nel 1980 ed arrivato in Italia nel 1983: Moby Dick 5 (Mū no Hakugei – La balena bianca di Mu).


La storia è assai complessa ed originale che prende spunto da antiche leggende legate al mondo di Atlantide (molto nota) e al pacifico continente di Mu (assai meno conosciuta), che nella mente del regista Tetsuo Imazawa (supervisore alla regia di Candy Candy, regista di God Mars) ha l’Isola di Pasqua come unico luogo sopravvissuto dopo i duri scontri con la tremenda Atlantide 30.000 anni fa.

 La spiaggia dell'isola di Pasqua a confronto con una sequenza dell'episodio 11
dove sullo sfondo si mostra il panorama


La storia del leggendario continente di Mu si basa su uno scritto dell’angloamericano James Churchward (1851-1936), sulla base di una traduzione, poi rivelatasi errata, di un testo Maya da parte dell’abate fiammingo Charles Étienne Brasseur de Bourbourg. In questa traduzione Mu veniva presentato come la culla della civiltà e la teoria di Churchward veniva rinforzata dalla presentazione di antiche tavolette di terracotta (le tavolette di Naacal) custodite in un tempio indiano in cui era raccolta l’antica saggezza di uomini scampati alla distruzione del continente MU (tavolette che però nessuno, oltre al colonnello britannico in pensione, ha visto). 

Per quanto questa teoria sia stata smentita, questo non toglie che abbia affascinato stuoli di letteratura archeoscientifica. Tra questi si ricorda il Ciclo di Cthulhu di Howard Phillips Lovecraft, l’affascinante Mu di Corto Maltese nell’ultima avventura di Hugo Pratt e i fumetti di Martin Mystère che nel 1982 rappresentavano Mu come una superpotenza che dominava il mondo in contrasto con Atlantide (idea, evidentemente, tratta proprio da Moby Dick 5, che, sebbene si svolga proprio nel 1982, è uscito in Giappone nel 1980).

Accettando questa premessa fantastica è interessante vedere come l’Isola di Pasqua viene rappresentata nell’anime. Infatti il luogo è set costante nei primi 18 episodi (su 26), fino a quando Atlantide non attacca la sede della Balena Bianca con una pioggia di asteroidi che la semidistruggono (tremenda l’immagine in cui i mastodontici moai cadono a terra e sprofondano tra le fiamme).

 I Moai bombardati da Atlantide nell'episodio 18

L’isola è presentata come un luogo di pace e in armonia con la natura, dove i protagonisti si ritirano tra una battaglia e l’altra per ritrovare serenità. Vi sono picnic organizzati all’ombra dei moai, riflessioni sul futuro della Terra osservando l’Oceano dai promontori ventosi, approfondimenti a turno sui vari personaggi e analisi dei sentimenti che crescono nel cuore di ognuno. Quindi un posto che induce all’amore per la terra, alla sintonia tra i cuori e anche al divertimento e al relax. A tutto questo si aggiungono le ipotetiche rovine del tempio di Mu, che si trovano sul fondo del mare (sebbene non sommerse dall’acqua, tanto che qui i protagonisti possono camminare e respirare tranquillamente). 

L’isola di Pasqua ha una circonferenza di circa 60 km e la vetta più alta è di circa 500 metri, mentre nell’anime essa viene rappresentata come se fosse più piccola e con al centro una vetta che sembra quasi una montagna. La forma complessiva, comunque, è identica.

 Mappa dell'isola di Pasqua, uguale a come viene mostrata nell'anime


Gli scenari sono disegnati con la consueta cura riservata ai paesaggi negli anime Anni Settanta e Ottanta, tanto che i dipinti di sfondo sono affidati a 9 artisti capitanati da Yutaka Hara.

Curiosità: nel corso della storia sono presenti altri luoghi Unesco raggiunti dai protagonisti nel corso della loro ricerca dell’Olyhalcon, un metallo di grandissimo potere che aveva dato anticamente forza ad Atlantide (metallo che citò lo stesso Platone come presente ad Atlantide). L’Olyhalcon, infatti, è ritenuto fonte di potere e quindi “dove esso si trova, lì nasce la civiltà”.

Passano quindi in sequenza, nel corso delle puntate, il Monte Fuji (Patrimonio dal 2013), le Piramidi di Giza (Patrimonio dal 1979), Machu Picchu (Patrimonio dal 1983) e le linee di Nazca (patrimonio dal 1994).

La motivazione per cui il Rapa Nui National Park è Patrimonio Culturale dell’Umanità dal 1995:
“Rapa Nui, il nome indigeno dell’isola di Pasqua, testimonia un fenomeno culturale unico. Una società di origine polinesiana che vi si stabilì intorno al 300 d.C. stabilì una tradizione potente, fantasiosa e originale di scultura monumentale e architettura, libera da qualsiasi influenza esterna. Dal X al XVI secolo questa società costruì santuari ed eresse enormi figure in pietra conosciute come moai, che crearono un paesaggio culturale senza eguali che continua ad affascinare le persone in tutto il mondo”.

 La natura e l'isola di Pasqua

 Un momento di pace sull'isola di Pasqua

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