Il 29 marzo è stato annunciata dal governo
tailandese la chiusura dell’isola di Komodo, fino al 2020 per bloccare il
traffico dei suoi celebri ‘draghi’ (motivo per cui l’intera isola, quasi 220
ettari, è entrata a far parte del Patrimonio dell’Umanità nel 1991), rubati
dall’isola e venduti a 35.000 dollari l’uno.
I ‘draghi’ di Komodo (Varanus komodoensis) sono delle gigantesche lucertole predatrici
(il più grande mai registrato era lungo più di tre metri per quasi 160 kg),
avvistate per la prima volta dagli scienziati occidentali nel 1910 e la loro
caccia ispirò il film King Kong (1933).
Ora è un animale protetto in Indonesia e la caccia è proibita (ne esistono
circa 5.700 esemplari in tutto). Tuttavia il loro sistema immunitario è
ricercatissimo dalle case farmaceutiche e “questi
animali sono venduti per propositi medici, perché possono essere usati per
creare degli antibiotici”, rivela Rofiq Rpto Himawan, commissario della
Polizia di East Java, a Channel News Asia.
Il cinema ha ultimamente dedicato due pellicole a questi terrificanti predatori, tra i più pericolosi al mondo: l’horror Komodo (1999) e l’action movie La maledizione di Komodo (2004), ma nessuno dei due è stato girato in location. Nel primo, infatti, è mostrata un’isola australiana, nel secondo le Hawaii.
C’è tuttavia una pellicola che ritrae i terrificanti
draghi in loco mentre si contendono famelicamente una femmina: il primo
episodio (Isole) del documentario BBC
Planet Earth II (2016), narrato in
originale da Sir David Attenborough (in italiano da Andrea Piovan) e la cui
colonna sonora è scritta da Hans Zimmer (Oscar per Il re leone, autore tra l’altro della musica de Il Gladiatore, Sherlock Holmes, Rush). Girato in 4k, il documentario (in sei
parti) ha avuto uno straordinario successo in patria (circa 12 milioni di
spettatori medi), ha vinto due Emmy (miglior documentario e miglior fotografia
per un programma non di fiction – quest’ultimo proprio per l’episodio Isole) ed è posizionato al primo posto
tra i migliori TV Show di sempre su iMDB (davanti, tra gli altri, a Il trono di Spade e Band of Brothers – Fratelli al fronte).
credits BBC
Il primo episodio si apre proprio con una vista
dall’alto dell’isola di Komodo, per poi avvicinarsi ad un spiaggia, mostrare
una coda che struscia sul bagnasciuga, un’immagine riflessa su una pozza
d’acqua, una zampa che affonda nella sabbia e poi, infine, un piano intero
dell’animale che punta qualcosa al di là della telecamera.
Il documentario su Komodo dura appena 5 minuti su un
totale di 60 complessivi dell’episodio, tuttavia per realizzarlo c’è voluto
moltissimo tempo. “Complessivamente circa
tre settimane e mezzo. Bisogna aspettare il momento perfetto, in cui tutto
quello che serve coincida nello stesso momento”, racconta il cameraman Mark
MacEwen a Motherboard. Non è un caso,
in effetti, che ci sono voluti circa 3 anni per realizzare l’intero
documentario.
La squadra di tecnici è arrivata a Komodo durante la
stagione dell’accoppiamento, con la speranza di catturare una battaglia tra due
maschi. Con la guida degli scienziati di stanza nell’isola, che conoscono per
nome tutti gli esemplari presenti, la troupe ha saputo ottenere quello che
cercava. “Senza questi scienziati
straordinari, sarebbe stato assolutamente impossibile. Anche solo provare a
distinguere un maschio da una femmina senza un occhio allenato è
difficilissimo”, continua MacEwen.
credits BBC
La ricerca è durata per giorni, con la troupe che
arrivava alle cinque di mattina, per essere ripresa alle sette e mezza del
pomeriggio, ad una temperatura che superava i 40 gradi. La troupe aveva
comunque a disposizione un prefabbricato con due stanze per proteggersi dal
caldo. Ed una volta MacEwan and company hanno trovato un drago entrato nel
bagno in loro assenza… “Potete immaginare
come mi sia sentito mentre aprivo la porta del bagno e trovavo un drago! I
draghi di Komodo sono dei predatori da imboscata ed è facile cullarsi nell’idea
di essere in sicurezza, quando invece improvvisamente ti si avvicinano in
maniera esplosiva…”.
Curiosità: La BBC ha postato su YouTube il backstage
su come la troupe ha fatto uscire il drago dal prefabbricato, ottenendo più di
2 milioni e mezzo di visualizzazioni:
La motivazione per cui il Parco Nazionale di Komodo
è Patrimonio Naturale dell’Umanità dal 1991:
“Queste
isole vulcaniche sono abitate da una popolazione di circa 5.700 lucertole
giganti, il cui aspetto e comportamento aggressivo li ha portati a essere
chiamati ‘draghi di Komodo’. Non esistono in nessun’altra parte del mondo e
sono di grande interesse per gli scienziati che studiano la teoria
dell’evoluzione. Le aspre colline della savana secca e le macchie di
vegetazione verde spinosa contrastano nettamente con le brillanti spiagge di
sabbia bianca e le acque blu che si insinuano nel corallo”.
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