di Valerio Brandi
Gli anni ‘80 sono stati un periodo davvero florido per la cultura pop, non solo cinematografica ma anche letteraria. Sono stati realizzati diversi film che oggi vengono riproposti tramite sequel, remake o serie tv, ma c’erano appunto anche i romanzi, e alcuni di loro si immaginavano la vita nel terzo millennio.
Se Ritorno al
Futuro credeva che nel 2015 saremmo andati in giro con degli skateboard
volanti, L’uomo in fuga di Stephen
King si immaginava degli Stati Uniti ancora più dominati dalla violenza,
repressione e televisione nel 2025.
In questo suo libro (scritto rapidamente nel 1982) le
disparità tra ricchi e poveri, proprio nell’anno che stiamo ora vivendo, sono
ulteriormente aumentate. Chi possiede ingenti somme di denaro, come le
emittenti televisive, può dunque permettersi l’inverosimile, anche far compiere
qualunque cosa alle persone in cambio di soldi.
Il gioco più ambito (dato che il montepremi finale è
di un miliardo di nuovi dollari) è sicuramente The Running Man. Tre partecipanti devono restare vivi per un
mese. Gli vengono dati dei soldi e 12 ore di vantaggio. Ma una volta scaduto
questo termine saranno continuamente presi di mira fino alla fine della
scadenza. Possono nascondersi ovunque ma devono comunque mandare dei video
giornalieri alla televisione, esponendosi così alla vista della polizia e
dei Cacciatori Speciali, senza contare che qualunque cittadino che aiuti questi
ultimi tramite denunce viene alla fine ricompensato.
Un giorno bussa alla porta dell’emittente televisiva Ben
Richards (Glen Powell). Un uomo dal passato travagliato che ha
bisogno urgente di contanti per pagare le medicine per la figlia
ammalata di polmonite. Vorrebbe partecipare a un contest meno pericoloso ma
il produttore principale Dan Killian (Josh Brolin) lo convince a
cimentarsi proprio in The Running Man,
perché vede in lui forza e determinazione come in nessun altro prima
d’ora. Comincia così questa sorta di “nascondino” televisivo,
non solo per Ben ma anche per Laughlin (Katy O'Brian)
e Jansky (Martin Herlihy).
Nessuno è mai sopravvissuto a The Running Man finora: ci riuscirà stavolta uno di loro?
Come accennato all’inizio, Hollywood
continua a vivere soprattutto di rifacimenti, e anche The Running Man non fa eccezione. Nel 1987 era uscita la prima
trasposizione cinematografica de L’uomo
in fuga di Stephen King, con un titolo del tutto diverso in Italia da
quello originale: L’implacabile.
Con il senno di poi, questo cambiamento è oggi
diventato utilissimo, così almeno nel nostro Paese possiamo facilmente distinguere
i due lungometraggi.
Un modo per affermare che stavolta non è proprio il
caso di lamentarsi della scarsa originalità di Hollywood e soprattutto della
sua mancanza di rispetto nei confronti dell’opera originale. The Running Man 2025 infatti è
molto diverso dalle controverse produzioni odierne perché, a differenza
del lungometraggio di Paul Michael Glaser, Edgar Wright ha girato un
film molto fedele al romanzo di Stephen King.
Il film del 1987 non è però affatto da dimenticare, nonostante i
suoi cambiamenti. Anche se ambientato nel 2017, gli Stati Uniti sembravano
comunque una realtà da 1984 di George
Orwell, con l’informazione corrotta e manipolata capace di rovinare la
vita a tante persone innocenti.
L’implacabile,
oltretutto, ha anticipato di molti
decenni un grande fenomeno culturale come Hunger Games, perché il gioco si svolgeva in una singola
grande arena, per un periodo di tempo molto più limitato, e a partecipare
erano invece dei condannati in via definitiva che con la sopravvivenza finale
potevano ottenere non solo la libertà ma anche una grossa cifra di denaro, come
avviene nelle storie di Suzanne Collins.
Infine il protagonista, perché era nientemeno che
Arnold Schwarzenegger. Il suo Ben Richards purtroppo non è noto come i
vari Terminator, John Matrix o Dutch Schaefer, ma è un personaggio a
cui l’ex Governatore della California ha saputo dare l’ennesima prova di grande
forza fisica e interpretativa, essendo anche lui un uomo dal
passato drammatico e pieno di determinazione nell’ottenere
verità e giustizia.
Un’eredità da non dimenticare. The Running Man 2025 non l’ha certo fatto: il volto di
Schwarzenegger è presente sulle banconote dei nuovi
dollari.
Tornando alle spesso discutibili scelte odierne in merito al casting (ad esempio Nicholas Galitzine, scelto come prossimo He-Man, non ha certo la fisicità di Dolph
Lundgren, interprete dello stesso personaggio nel 1987) stavolta non ci
possiamo neanche lamentare del protagonista. Naturalmente la differenza con lo
Schwarzenegger degli anni ‘80 c’è, ma Glen Powell rispetta comunque
l’archetipo dell’uomo d’azione alto e muscoloso, quindi credibile per tale
ruolo.
Nonostante la storia sia più prolungata, seguire le
sue vicende per circa un mese – rispetto a una sola notte – non è affatto
debilitante. La regia e la sceneggiatura di Edgar Wright filano lisce come
l’olio. Vengono raccontati nel dettaglio anche i primi giorni della
competizione, eppure The Running Man
risulta tutt’altro che lento o poco avvincente.
The Running Man sarà al cinema dal 13 novembre, distribuito da Eagle Pictures e Paramount Pictures Italia.

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