di Silvia Sottile
La selezione ufficiale della 22esima edizione delle Giornate degli Autori presenta in anteprima mondiale film provenienti da contesti, geografie e sensibilità artistiche differenti ma accomunati dall’urgenza di raccontare il tempo in cui viviamo.
Un tempo segnato da guerre,
fratture identitarie, trasformazioni tecnologiche, esodi, eppure abitato da
ribellioni, desideri, ricordi, gesti d’amore. Che siano documentari o film di
finzione, sono opere che si muovono in una zona di confine tra reale e
immaginario, tra storia privata e collettiva e individuano nel cinema il mezzo
privilegiato per affrontare traumi, elaborare il passato e guardare al futuro.
I dieci film in concorso
costituiscono un atlante affettivo e politico che unisce il Libano alla Grecia,
l’Italia al Messico, l’Iran alla Spagna, e un Kenya futuristico alla Russia di
chi è fuggito e non è mai più tornato.
Apre la selezione un film di
rara potenza tematica e artistica. Con Memory, Vladlena Sandu,
artista e regista nata in Crimea, compie un viaggio intimo e lacerante tra i
frammenti della propria infanzia. Nel film la memoria individuale si intreccia
a quella storica e sociale e il punto di vista di una bambina restituisce
l’orrore con una potenza ancora più devastante.
Lavora sull’elaborazione del
passato un’altra regista in esilio, l’autrice russa Nastia Korkia,
attualmente esule in Germania. In Short Summer, racconto di
un’estate solo in apparenza quieta, la guerra resta ai margini ma il film
mostra come possa infiltrarsi ovunque, modificando i legami più intimi,
corrodendo anche ciò che sembra al riparo.
Gioca con il tempo il
regista spagnolo Gabriel Azorín: in Last Night I Conquered the
City of Thebes, i personaggi si incontrano simbolicamente in uno spazio
fuori dal tempo. Due ragazzi e due soldati condividono lo stesso luogo, un
bagno termale notturno. Parlano di amicizia, solitudine e del timore di perdere
chi si ama.
Memory of
Princess Mumbi del
regista keniota Damien Hauser è una favola distopica ambientata nel
2093 in un’Africa immaginaria. Il film mescola generi e linguaggi diversi
(dalla fantascienza alla storia d’amore, dal falso documentario all’animazione)
e riflette sul futuro del cinema e dell’umanità. Protagonista è un giovane
regista che si mette in viaggio per realizzare un documentario su un conflitto
globale scoppiato vent’anni prima, quando l’umanità aveva ceduto completamente
il controllo all’intelligenza artificiale.
Past Future
Continuous, il nuovo documentario
di Firouzeh Khosrovani, autrice del pluripremiato Radiograph of a
Family, qui in co-regia con Morteza Ahmadvand, è un’opera poetica e
struggente. Una donna fuggita dall’Iran all’indomani della rivoluzione islamica
e mai più tornata può osservare i suoi genitori solo attraverso telecamere di
sorveglianza installate nella loro casa di Teheran. La realtà di questi
collegamenti digitali diventa il cuore del film.
Secondo titolo iraniano in
concorso è Inside Amir di Amir Azizi. Una dichiarazione
d’amore alla città di Teheran e un’esplorazione intima dei dubbi che emergono
prima di lasciare il proprio paese. Tra lunghe passeggiate in bicicletta,
momenti condivisi con amici e familiari, brevi flashback del passato e
telefonate con la fidanzata già emigrata in Italia, il giovane Amir abita un
tempo quasi sospeso che non tornerà più.
Vainilla è il debutto alla regia dell’attrice
messicana Mayra Hermosillo. Messico del Nord, fine anni Ottanta. In una
casa piccola e affollata, sette donne – nonne, madri, zie, figlie e una
domestica che è parte integrante del nucleo – affrontano insieme la precarietà,
la vergogna e la bellezza disordinata del vivere. Al centro di questo
microcosmo tutto femminile una bambina – alter ego della regista – osserva e
interpreta il mondo con lo sguardo limpido dell’infanzia.
A Sad and
Beautiful World di Cyril
Aris attraversa tre decenni di storia libanese mettendo in primo piano la
relazione amorosa tra un uomo e una donna nati nello stesso giorno sotto i
bombardamenti, poi separati dalla vita e poi riuniti nuovamente dal destino.
Alternando momenti di leggerezza a lampi di profonda malinconia, il film
racconta il tentativo ostinato di credere nell’amore e nella possibilità di
restare umani mentre il mondo intorno crolla.
Nel cuore della campagna
greca, tra paesaggi assolati e credenze popolari, Bearcave di Krysianna
Papadakis e Stergios Dinopoulos racconta l’amore silenzioso di
due giovani donne cresciute insieme in un villaggio dominato da tradizioni e
aspettative patriarcali. Girato con una sensibilità visiva sorprendente, il
film è un racconto di formazione queer costruito in due atti che alternano i
punti di vista delle due protagoniste e restituiscono con delicatezza
l’ambivalenza del loro rapporto.
Unico film italiano del
concorso è La Gioia, secondo lungometraggio del regista
napoletano Nicolangelo Gelormini. Valeria Golino e Jasmine Trinca
interpretano in modo sorprendente due donne agli antipodi in una Torino
estraniante. Attraverso lo stesso ragazzo (Saul Nanni), amante della prima e
figlio della seconda, entrambe le donne cercheranno di migrare dall’ordinario
allo straordinario. La commedia, però, si trasformerà in tragedia. Il film è
ispirato a un fatto di cronaca.
Allargano il respiro della
selezione ufficiale moltiplicandone voci e linguaggi, i cinque eventi speciali
fuori concorso.
In Laguna il
celebre regista lituano Sharunas Bartas parte da un lutto
irrimediabile, la perdita della figlia maggiore, per dare forma a un inno
struggente alla vita e alla natura. Il dolore diventa una soglia e il paesaggio
un rifugio: il film è una meditazione silenziosa e potente sull’assenza e sulla
continuità, sulla fragilità e sulla forza dei legami invisibili.
Con Writing Life la
grande filmmaker francese Claire Simon offre un ritratto della
scrittrice Premio Nobel Annie Ernaux, attraverso le letture dei suoi libri da
parte di studenti di liceo francesi. Ma soprattutto offre il ritratto di una
generazione. Ragazze e ragazzi attraverso le parole della grande scrittrice
parlano di loro stessi e affrontano temi importanti – dall’aborto al
patriarcato, dalla famiglia ai social media.
Who Is Still
Alive è il nuovo potente
documentario del regista svizzero Nicolas Wadimoff. Nove rifugiati
palestinesi sopravvissuti al genocidio in atto a Gaza ricostruiscono, nello
spazio simbolico di un teatro, la propria esperienza di dolore, resistenza,
perdita. Il film dà voce a chi oggi non ce l’ha, a chi è intrappolato nel
silenzio imposto dalla guerra e dall’indifferenza.
Do You Love Me di Lana Daher è un flusso visivo e
sonoro costruito interamente attraverso materiali audiovisivi d’archivio. È una
dichiarazione d’amore verso un paese, il Libano, ferito eppure in continuo
movimento, in cui l’identità si ricompone proprio nella frantumazione.
Il nuovo lavoro di Gianluca
Matarrese, Il quieto vivere, mescola documentario e messa in scena
per raccontare una faida famigliare apparentemente piccola ma che, invece,
assume contorni epici e grotteschi. Una tragicommedia domestica che riflette
sull’incomunicabilità e sull’inesorabile teatralità del vivere.
Film di chiusura fuori
concorso è l’italiano Come ti muovi, sbagli che segna il
ritorno al Lido di Venezia di Gianni Di Gregorio dopo la vittoria del
Leone del Futuro con Pranzo di ferragosto (2008). La vita
monotona e serena di un professore in pensione (lo stesso Di Gregorio) viene
scombussolata dall’arrivo inaspettato e dirompente di figlia (Greta Scarano) e
nipotini. Commedia aggraziata che chiude una selezione emotivamente intensa con
un inno all’amore che scalda il cuore.

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